All'improvviso tace ogni rumore
quando di novembre un giorno cristallino
in pochi istanti smorza il suo splendore
per stendere una fascia carminio all'orizzonte
che in grigio cenere si sfuma e poi traspare
da solchi di lava che raggrinza.
Non è quiete quel silenzio nè magico stupore
ma subdola calma che logora la mente.
Minaccia che incombe come ronzio di sciami
è il vuoto che lascia una partenza
il gelo di dimore abbandonate uno stato d'allerta
di ataviche paure, morsa d'angoscia che annienta
come presagio che precede le sciagure
Da troppi anni ormai come maledizione
mi perseguita quel ROSSO DI NOVEMBRE
quando sconvolse il mondo la follia letale
con tale malvagità da superar l'inferno
che cancellò per sempre i miei sogni di bambino
Amavo far volare gli aquiloni, sognavo
il ritorno delle rondini, incantato ammiravo
abili artigiani nelle botteghe operar magia,
liberi per strada branchi di ragazzi
le grida i giochi diffondevano allegria.
Ma poi nei cieli tersi volarono altri aquiloni
scorrevano sui campi sulle case ombre giganti
minacciose e nere come temporali.
Ci dissero ::SOLO ESERCITAZIONI::
ma cessarono di colpo i giochi e gli schiamazzi.
Oramai volavano solo quelli di aquiloni
un giorno spuntarono dal colle,
un suono cupo sempre più vicino
erano tanti, tornarono più volte, non so quante
"PER::L'ESERCITAZIONE?!
Quando ebbe fine, lo capimmo dal lugubre silenzio,
uscimmo. Un odore acre dolciastro di devastazione
a piena il giorno, ma all'orizzonte rosso brace e fumo
era tramonto. Fuggimmo, la distanza attutiva la paura
ancor più in là... E son fuggito sempre a cercar qualcosa
ed anche oggi fuggo col pensiero ma a ricordare
c'è sempre quel ROSSO DI NOVEMBRE.
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